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mercoledì 29 giugno 2016

Hárslevelű - GERE E ZSOLT TAMAS


Oggi espatriamo: andiamo in Ungheria a conoscere questa realtà situata nel Villany, territorio con antica tradizione vitivinicola che comprende 2650 ettari e diventata zona protetta DHC con tanto di disciplinare e simbolo in etichetta (credo equivalga alla nostra DOC) alla fine del 2005. Territorio caratterizzato da un microclima sub-mediterraneo con estati calde ed inverni miti e terreno argilloso e calcareo. 
Ma conosciamo ora la cantina: nata alla fine degli anni '80 dal padre Thomas, l'azienda GERE E ZSOLT TAMAS è ora condotta con successo dal figlio Zsolt, che grazie alla continua ricerca realizza vini eleganti che si possono degustare anche nella loro Guest House nel cuore di Villany e guidata da Victoria, sorella di Zsolt.

Abbiamo avuto il piacere di assaggiare un vino bianco tipico e caratteristico di questo territorio: Hárslevelű (in ungherese “folgia di tiglio”, nome forse derivante dalla forma particolare della foglia della pianta).

Prodotto con uve Hárslevelű in purezza, raccolte durante la vendemmia 2014 da viti di 10 anni di età coltivatie a Siklos, questo vino bianco ci accompagna nel bicchiere con il suo limpido colore di fieno dorato.

Lo portiamo al naso e qui percepiamo fitti profumi di piccoli fiori di campo, di camomilla, legati a note di prato appena tagliato e sensazioni erbacee.
In bocca, il palato e le gengive vengono accarezzate da leggeri tannini: persistenti le note di frutta bianca; buona acidità che lascia la stessa sensazione che abbiamo dopo aver mangiato dell'ananas. Un vino caldo e di buon corpo (12,5 % vol.).

Noi lo abbineremmo a del pesce di lago o ad un risotto con il persico.


Tutti i riferimenti dell’azienda li trovate qui: http://www.geretamas.hu/

martedì 21 giugno 2016

Il Cavaliere - Cantine Sant'Agata

Scurzolengo, Piemonte: oggi ci troviamo in questo piccolo comune in provincia di Asti per conoscere l'azienda SANT'AGATA, nata ufficialmente nel 1992 per volere dei fratelli Cavallero, Claudio e Franco, ma preceduta da una storia di sfortune e fortune, opportunità raccolte, occasioni favorevoli e intraprendenza del signor Giuseppe Cavallero, il loro papà.
Da un inizio legato al commercio di bottiglie e poi damigiane, la fortuna della famiglia Cavallero avviene quando si decide di estirpare un ettaro di Barbera per impiantarne uno di Ruché: sarà il primo ettaro dei 7 attuali. Nello stesso periodo, grazie alla lungimiranza e alla voglia di fare, si comincia a costruire la nuova cantina; negli anni seguenti il Ruché diventa DOC, i fratelli terminano gli studi e si dividono i compiti in azienda, Claudio enologo e Franco commerciale. L'azienda cresce e con lei la gamma dei suoi prodotti: il Ruchè resta colonna indiscussa della cantina, prodotto con diversi invecchiamenti e metodologie (qualcuno lo abbiamo comprato e ne racconteremo in future occasioni), ma tra le etichette troviamo anche Barbera, Grignolino e Gavi.

La bottiglia che abbiamo avuto la fortuna di assaggiare quest'oggi è proprio di Ruchè: IL CAVALIERE, prodotto da uve 100% Ruchè di Castagnole Monferrato della vendemmia 2014, nel bicchiere si offre ai nostri occhi di un limpido rosso rubino violaceo.
Quando andiamo a porgere il bicchiere al nostro naso la sua intensità elegante, ricca e complessa ci avvolge: spezie come pepe rosso e noce moscata si accompagnano a profumi estivi di campo e a curiose note di violetta (che ricordano molto quelle piccole caramelle gommose che mangiavamo da bambini). 

In bocca è una nuova esplosione di intense sensazioni: in armonia con le note pepate troviamo anche quelle del coriandolo e della prugna a buccia viola. Si sente bene la sua gradazione, 13% vol., che ci scalda, ed il suo corpo robusto: ci lascia la bocca molto asciutta con note ruvide di tamarindo dell'America Latina.
Da segnalare la presenza del tappo a vite: soluzione sempre più utilizzata e che noi condividiamo (probabilmente meno affascinante ma più funzionale soprattutto per vini giovani).
Noi lo abbineremmo sicuramente ad arrosti, brasati e selvaggina.
Come curiosità vi dico che il nome dell'azienda deriva da un piccolo pilone votivo eretto di fronte all’azienda stessa da una facoltosa famiglia del paese per grazia ricevuta.
Nunc vino pellite curas” - Ora scacciate le preoccupazioni col vino

Un ringraziamento speciale a Franco per la bella sorpresa blu.

Tutti i riferimenti dell’azienda li trovate qui: http://www.santagata.com

martedì 14 giugno 2016

Extreme - Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle


Con il bicchiere di oggi torniamo nuovamente nell'estremo nord Italia, in Valle d'Aosta, alle pendici del Monte Bianco, e conosciamo una prodotto realizzato dalla Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle della quale abbiamo già raccontato un po' di storia e produzione in un precedente articolo (se siete curiosi lo trovate cliccando qui: http://perunbicchiere.blogspot.it/2016/02/blanc-de-morgex-et-la-salle.html ).


Parliamo sempre volentieri di questa società cooperativa perché è impegnata da anni con pazienza, entusiasmo e grande passione nella sperimentazione e nella ricerca di prodotti unici, ribelli, che raccontano la tipicità “estrema” delle condizioni e del territorio nel quale crescono e vengono lavorate le viti la cui uva viene utilizzata per la realizzazione del vino che vi stiamo per raccontare.

Con il Prié Blanc, unico vitigno autoctono valdostano a bacca bianca e franco di piede, vendemmia 2012, è stato creato questo Metodo Classico Extra Brut che si lascia ammirare nel bicchiere nella sua brillante tonalità giallo paglierino con riflessi verdognoli perennemente agitati dalle innumerevoli e fini bollicine.

All'olfatto ci stupisce con la sua intensità e finezza: buccia di agrumi acerbi e note minerali si impadroniscono dei nostri ricettori lasciando solo un piccolo spiraglio a brevi sentori di pane fragrante.
Bottiglia degorgiata da circa un anno, al nostro palato, massaggiato dalle fitte ed abbondanti bollicine, si offre con un deciso amaro al quale fanno da cornice fresche note di pompelmo e leggere sensazioni di liquirizia; di buona acidità e persistenza. 

Noi lo berremmo molto volentieri come aperitivo o come accompagnamento a pesce di fiume, anche leggermente affumicato.



Tutti i riferimenti dell’azienda li trovate qui: http://cavemontblanc.com/

mercoledì 8 giugno 2016

Kòmaros - Garofoli

Qui torniamo nelle Marche: altra cantina e altro vino.
La nascita della Casa Vinicola che andremo a conoscere oggi risale al 1901 (ne sono presenti tracce già dal 1871 però): con i suoi 50 ettari di proprietà, 4 vigneti tra Ancona e Castelfidardo e le sue 2 cantine, arriva a produrre circa 1.600.000 bottiglie/anno - esportate per il 60% - delle quali 770.000 di Verdicchio dei Castelli di Jesi e 200.000 di Rosso Cònero.
Stiamo parlando della Casa Vinicola Gioacchino GAROFOLI, azienda moderna, molto legata alla tradizione del territorio e alla continuità, nella quale ha fatto il suo ingresso, nel 2005, la quinta generazione.
Per la produzione delle uve l'azienda si avvale anche dell'esperienza di agricoltori che da anni ne conferiscono l'intera loro produzione: questa fiducia e collaborazione ormai stabile e continuativa permette a Garofoli di avere uno stretto contatto con la vigna curandone direttamente le varie operazioni durante il ciclo agrario.

Le due cantine di proprietà hanno scopi ben definiti e diversi tra loro: nella prima, a Serra de' Conti, vengono lavorate le uve Verdicchio e viene prodotto il Verdicchio dei Castelli di Jesi, nella seconda, situata a Castelfidardo, viene realizzato il resto della vasta produzione che comprende, oltre al Rosso Cònero, un metodo classico e molto altro, anche il vino che abbiamo avuto il piacere di assaggiare noi.

Raccontiamo cosa abbiamo scoperto durante l'assaggio di KÒMAROS, un Marche IGT rosato, prodotto vinificando in bianco le uve Montepulciano con una gradazione alcolica di 12,5% vol.: una volta versato, il bicchiere si illumina di un rosa splendente e vivace, a ricordare un chiaro corallo rosso.
All'olfatto è un vino delicato, fresco e leggero: intensità marcata e vinosa, finezza, morbide note di fragola e appena accennate note di pesca gialla sciroppata anticipano la freschezza che ritroveremo in bocca.
Al palato ritroviamo quello che il naso ci ha poco prima anticipato: frutti rossi del sottobosco legati da una vivida acidità, leggeri tannini, una delicata e soffice dolcezza completano con un corpo medio e una più che discreta persistenza questo rosato davvero interessante.
Sicuramente un prodotto ottimo servito fresco (consigliati 12°C) e da condividere con amici durante spensierati aperitivi estivi: consigliato.


Tutti i riferimenti dell’azienda li trovate qui: http://www.garofolivini.it/